autore: Diana De Rosa ISBN: 978 88 6287 075 7 anno: 2013 pagine: 280 illustrate a colori formato: 15x19,5 rilegatura: brossura con alette lingua: italiano collana: carte comuni
Sulle tavole lussuosamente imbandite dell’aristocrazia e della borghesia e su quelle più umili ma territorialmente molto variegate e vivaci della cucina popolare hanno scritto in tanti.
Poco o nulla però è stato scritto su quella cucina tutta particolare che riguarda il cibo destinato agli ospiti degli istituti di assistenza e beneficienza.
Diana De Rosa ci conduce dentro le cucine di quelle istituzioni che hanno avuto come loro compito quello di nutrire persone già debilitate dalla malattia o dalla povertà.
Si tratta di un viaggio – accompagnato da disegni e fotografie d’epoca inediti – che inizia alla fine del Settecento e si conclude negli anni della Grande Guerra, attraverso ospedali, istituti per i poveri, scuole per l’infanzia e per orfani della città di Trieste. Un viaggio fatto di brodi, farinate, minestre di riso e paste secche ma dove non manca neppure la carne e dove si fa grande uso del burro. Ma quando la crisi economica si fa sentire, la soluzione diventa la zuppa alla Rumford, fatta di fagioli, orzo e ossa di maiale, insomma il manifesto della povertà.
Il libro esplora anche altre zone del mangiare in comune: l’alimentazione dei soldati, con i problemi di approvvigionamento, dei marinai, con la ricerca di nuovi metodi di conservazione degli alimenti, e dei detenuti, per i quali il cibo distribuito dipendeva molto dal loro comportamento.
In chiusura, un approfondimento sulla cucina di un convento di monache benedettine, dove le pietanze erano certamente meno povere ma dove analoga era la netta separazione dal mondo esterno e l’osservanza di rigide regole di condotta.
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